IL VERO I IL REALE

Gaia Lucrezia Zaffarano
@Lucrezia ZaffaranoScultura
- Anno opera: 2025
- Altezza cm: 20
- Larghezza cm: 40
Descrizione
Il vero e il reale sono due questioni contigue. Come appoggiate su un angolo. Questioni
incoincidenti quanto pertinenti a sé stesse. Come il verde menta e l’azzurro cielo, esse esistono a
prescindere e si compenetrano nella loro esistenza, come un riflesso di uno specchio. Riflesso di quel
reale tanto interessante quanto complesso, tanto difficile quanto innegabile. Due parole, poste di
fronte l’una all’altra, si riflettono, ma non si incontrano. "Il Vero" e "Il Reale", separate da un angolo
geometrico, non sono entità autonome ma costrutti che si definiscono nel confronto,
nell'intersezione tra ciò che appare e ciò che è. Sono come specchi che non restituiscono
un’immagine perfetta, ma solo una distorsione continua, un gioco di luci e ombre che svela il limite
della nostra percezione. Il Vero è una costante sfuggente, verde come il respiro primordiale della
terra. Non è una realtà che si può possedere, ma un segno di autenticità che non può essere
pienamente compreso. È ciò che sentiamo, più che ciò che vediamo. Si dissolve continuamente nella
sua stessa verità, poiché è sempre in movimento, transitorio, non misurabile da categorie che
vogliano ridurlo a oggetto. Il suo verde è un richiamo, una promessa che non si compie mai, un
corpo inafferrabile che resiste a ogni forma di definizione. Il Reale, d’altro canto, è la dimensione in
cui ci troviamo immersi, il mondo che ci abita e ci resiste. Azzurro come il cielo che ci sovrasta, il
reale è ciò che non possiamo dominare, ma solo attraversare. Non è un'illusione, ma una
concretizzazione che non risponde ai nostri desideri o a una visione ideale. Esso ci sfida, ci trascende.
È il principio di alterità in cui siamo sempre estranei.
Il Reale è ciò che è “là”, sempre oltre, eppure è anche ciò che ci definisce, con cui siamo in conflitto,
ma che non smettiamo mai di tentare di comprendere.
Nel neon, che illumina queste parole, non si fa luce sulla verità, ma si erige un confine, una frattura
epistemologica tra ciò che percepiamo e ciò che possiamo conoscere. Il verde di "Il Vero" e il blu di "Il
Reale" sono polarità cromatiche che esprimono la dialettica del possibile: l’uno è un vagabondare
nell’autenticità, l’altro è un confronto con l’impossibilità di possedere ciò che ci sfugge
continuamente. L’intersezione tra queste due parole non è un abbraccio, ma una tensione: l’una cerca
l’altra, ma senza mai raggiungerla.
L’installazione non è un invito alla risoluzione, ma alla sospensione. In un gioco di luce, di colori, e di
specchi, essa diventa un luogo di domanda, un dispositivo filosofico che ci costringe a interrogarci sui
limiti della nostra esperienza e sulla paradossalità della conoscenza. Perché il vero non è mai
completamente vero, e il reale non è mai completamente nostro.
Il Vero e Il Reale sono fantasmi che vivono insieme, separati, mai conciliati. In questa separazione
risiede la loro forza: non possiamo afferrarli, non possiamo ridurli a definizioni, eppure sono la
sostanza stessa della nostra esperienza. La loro dialettica non si risolve, ma continua a mutare, come il
neon che pulsa nella notte, creando sempre nuove ombre, nuove visioni.
Tecnica