Di Visi (Sarai sempre la mia Reginetta) I

Il progetto Di Visi (Sarai sempre la mia Reginetta) muove da una necessità palingenetica, di ritorno all’origine, tramite il tentativo di ricostruire una memoria familiare prossima alla sparizione, ed ora riflessa in un’identità frammentata. Quest’ultima, restituita sotto le sembianze di un autoritratto e al tempo stesso volto collettivo, scisso nella relazione con l’altro (come scrive Ronald Laing ne “L’io diviso”), è divenuta ormai altro da sé. Mi riconosco, così, soltanto nei ricordi delle esistenze che mi hanno preceduto. Questi emergono in quanto tracce, proiezioni di un’identità multipla, che danno vita ad un racconto: tutte rimandano allo stesso istante, presentando soltanto lievi differenze di composizione e di soggetto tra l’una e l’altra. L’intervento si focalizza sui volti delle figure presenti, coprendoli, sintetizzandoli e configurandosi in altrettanti visi. Ogni pellicola trasparente che compone l’insieme restituisce momenti narrati e trascorsi da alcuni miei familiari: quella che può sembrare un’espressione affettuosa, “Sarai sempre la mia Reginetta” (sottotitolo dell’opera), si rivela in realtà una dedica al luogo che ha ospitato tali istanti. La Reginetta del bosco è infatti la baita di montagna che, precedentemente ritrovo dei guardiacaccia nei pressi del Passo dello Zovo in provincia di Vicenza, ed in seguito abbandonata e ridotta a un rudere dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata ricostruita da mio nonno negli anni Sessanta. Qui prende forma una micro storia familiare (riattivata tramite l’utilizzo di tre fotografie del 1973), la quale diviene il filo conduttore che consente di ricomporre la memoria nello spazio oltre che nel tempo, in riferimento a una geografia ancora esistente e ad una dimora del ricordo che chiunque è invitato ad abitare.