Didn’t know what time it was

Descrizione
Didn’t know what time it was nasce dalla necessità di restituire corpo a ricordi fuggenti che colleziono mentalmente. Viaggiando spesso di notte, situazioni oniriche e improvvise attraggono il mio sguardo. Queste visioni nel reale rimangono latenti nella mia memoria andando a fondersi con immaginazione e pensiero libero. Flussi di coscienza visiva diventano così territori mentali e generano un cortocircuito tra la realtà e la sua percezione. Prendendo spunto da ciò che ho visto creo dei modellini che in un secondo momento fotografo. La memoria diventa così un pretesto per indagare i territori dell’illusione. La componente video del progetto si arricchisce di manipolazioni sonore prodotte partendo da sonificazioni messe a disposizione dalla Nasa. Queste traducono in segnali acustici dei dati digitali rilevati dai telescopi e consentono di “udire” alcune immagini astronomiche. Possiamo ad esempio ascoltare la Nabulosa del Granchio, l’Ammasso di Galassie di Perseo e altri corpi celesti. La dimensione del viaggio, momento per me privilegiato per indugiare sulle speculazioni della mente, diventa un luogo di possibilità e di riflessione sul territorio e su un possibile futuro distopico. Il paesaggio diventa mentale, il pensiero diventa visione, la visione prende forma e, attraverso la fotografia, la materia torna ad essere paesaggio. Il lavoro si compone come collezione dalla quale fare una selezione per creare una narrazione immersiva in fase di allestimento.
Tecnica