I have not told my garden yet

Descrizione
Quest’opera si presenta come un mosaico di piccoli cianotipi, un insieme delicato e frammentato che trae ispirazione dalle liriche di Emily Dickinson — un richiamo che traspare sin dal titolo. È uno sguardo che si posa su un giardino non reale, ma sognato e immaginato, una visione interiore che si fa paesaggio dell’anima.
In questo giardino silenzioso, ogni elemento — una foglia, un petalo, un filo d'erba — sembra sospeso in un tempo altro, e ci invita a rallentare, a fermarci in contemplazione. Non succede nulla di eclatante, eppure tutto accade: la semplicità della natura si rivela nella sua più pura essenza, costringendoci dolcemente a rimanere in ascolto.
È un invito a perdersi nell’infinitamente piccolo, a cogliere l’eterno nei dettagli, come faceva Dickinson con le sue parole minute e folgoranti. Così, l’opera si fa poesia visiva, un canto silenzioso che celebra la bellezza nascosta nelle pieghe del quotidiano, là dove spesso lo sguardo non si posa.
Tecnica