I miei occhi sono foglie verdi

Alessandra Gatto
@Alessandra GattoFotografia
- Edizione: 2025
- Anno opera: 2024
- Altezza cm: 125
- Larghezza cm: 125
- Profondità cm: 5
Descrizione
I miei occhi sono foglie verdi è una comunicazione, attraverso una serie di immagini di un possibile rapporto tra l’uomo il mondo vegetale. Il progetto nasce a seguito della perdita di mia madre periodo in cui sentivo il bisogno di avere un’ultima connessione o legame con qualcuno che non c’era più, lontano da me.
Gli esseri viventi sono dotati di cellule che comunicano tra loro scambiandosi informazioni, esperimenti su questa scia sono stati effettuati recentemente da biologi come Stefano Mancuso e Barbara Mazzolai sugli organismi vegetali, avanzando l’ipotesi di una capacità di percezione dell’ambiente circostante dalla pianta, ma anche di possibilità di rapporto diretto con l’essere umano.
Collaborando con il dipartimento di Bioscienze dell’università La Statale di Milano e il biosicenziato Alex Costa, ho potuto addentrarmi tramite la microscopia nel livello cellulare delle piante potendo osservare e comprendere le informazioni provenienti da esse.
Ho scelto di raccontare la connessione tra l’uomo e la pianta attraverso un’ibridazione personale.
Grazie al microscopio confocale ho eccitato la clorofilla diventando la luce rossa che durante la fotosintesi comunica con la struttura cellulare della foglia. I fotorecettori del campione di Pothos, generavano una reazione al mio impulso luminoso. Ho potuto perciò ricavare immagini sintetiche di più “conversazioni” botta e risposta luminosa tra me e il mio pothos.
Essendo la fotografia il mio medium privilegiato, poter dialogare con la pianta tramite la luce è diventata l’azione cardine della mia pratica nel progetto.
Le conversazioni sono accompagnate da fotografie che raccolgono il materiale di ricerca con cui ho lavorato tra cui una polaroid intitolata "l'ibrido", un appunto che ritrae la pianta sulla mia pelle e mette sullo stesso piano le due specie.
Il progetto unisce due esseri viventi opposti nella scala gerarchica, ma anche due periodi storici.
Le teorie di partenza del mio progetto sono studi di biologi come Cleve Backster e Harold Wager, che negli anni ’70 hanno posto l’attenzione su questo possibile rapporto umano-pianta ma non sono state ritenute importanti per l’evoluzione antropocentrica e di conseguenza non sviluppate.
L'invisibilità nel mondo vegetale è da sempre una costante, le piante sono da sempre state i freack dell'ecosistema, l’estetica scientifica inoltre ci allontana spesso dal conoscerle internamente se non attraverso una serie di codici, nel mio lavoro ho manipolato ogni livello dello strato fogliare per far sì che l’immagine scientifica diventasse il più possibile astratta. In questo modo si ha la possibilità di conoscerle in una maniera non canonica e più empatica.
Tecnica