Le scarpe di ЙЖ

Il quadro fa parte di una serie in cui le scarpe non sono semplici oggetti, ma creature animate, dotate di una propria autonomia emotiva. Le immagino come presenze sensibili, cariche di memoria, che conservano le impronte invisibili di chi le ha indossate. In Le scarpe di IJ, due scarpe rosso magenta fluttuano sospese in una giungla pittorica. Dentro ciascuna si apre uno spazio interiore, un paesaggio: la scarpa sinistra contiene una scena bucolica e luminosa, attraversata da una figura solitaria; la destra custodisce un bosco notturno, profondo e silenzioso, dove la luce delle stelle filtra tra gli alberi. Ogni scarpa diventa così un portale: verso il giorno e verso la notte, verso la realtà e verso il sogno. Nella storia dell’arte le scarpe hanno assunto ruoli simbolici importanti: Van Gogh le ha ritratte logore per raccontare la fatica e la dignità del lavoro umano; Miró ha usato una scarpa per esprimere l’angoscia della guerra civile spagnola. Nella storia dell’arte contemporanea, anche artiste come Birgit Jürgenssen e Carol Rama hanno esplorato la scarpa come simbolo psichico ed esistenziale. Per Jürgenssen, la scarpa diventa una creatura metamorfica, organica, che sfugge alla logica dell’oggetto d’uso per trasformarsi in emblema del desiderio, del sogno o della costrizione sociale. Per Rama, invece, è un contenitore di pulsioni, talvolta erotico, talvolta mostruoso, sempre legato a un’identità vulnerabile e potente allo stesso tempo. Rama ha spesso parlato della scarpa come simbolo ambiguo, legato tanto all’eleganza quanto al controllo, all’identità e al corpo sessuato. Nel mio lavoro, le scarpe emergono da un terreno onirico, radicate in paesaggi interiori che mescolano realtà e immaginazione. Non sono strumenti di cammino, ma entità vive che raccontano storie, custodiscono emozioni e portali verso diversi stati dell’essere.