Radici tra la polvere e i detriti

Roberto Izzo
@Roberto IzzoPittura
- Edizione: 2025
- Anno opera: 2022
- Altezza cm: 125
- Larghezza cm: 145
Descrizione
L’immagine rappresenta uno scorcio di elementi archeologici, in particolare degli scavi di Pompei. Un luogo dove vige il concetto di impermanenza totale, dove soltanto il tempo sembra essersi fermato a quell’istante tragico in cui la natura si riprese ciò che le apparteneva. Una fotografia del 79 d.C. giunta fino a noi, in cui vita e morte condividono lo stesso destino. Una fotografia che aspetta di essere scoperta un pezzettino alla volta, ri-scrivendo nuove pagine della storia, gettando al contempo le basi della nostra civiltà, della nostra identità. Si potrebbe pensare ad un dialogo continuo tra passato e presente, dove il classicismo si incontra con il mondo contemporaneo, dando vita ad una sorta di caos visivo che suggerisce una nuova percezione della storia, ma anche la difficoltà a ricostruirla perché ciò che rimane è sempre una reinterpretazione della memoria. Pompei dunque non come mero sito archeologico, ma un luogo in continua reinvenzione, un simbolo della relazione tra uomo, natura e destino. Nell’opera, le linee energiche e i colori giustapposti sulla tela vogliono evocare in modo prepotente la memoria del passato. Così come l’uso di colori caldi e freddi crea un contrasto tra la solidità della pietra e la volatilità del tempo. Le tre sculture silenti (opere di I. Mitoraj), soprattutto quella acefala in primo piano, si ergono a simbolo della caducità umana, ma ne conservano la memoria sotto forma di frammento. Allo stesso modo le strutture fisiche che compongono una civiltà, fatte di solidi materiali, sono destinate comunque ad essere consumate dal tempo e dalla natura. Resistono alla morte le pietre, la polvere, i detriti, che in modo silenzioso ci ricordano chi siamo.
Tecnica
Smalto, acrilico e carboncino su tela