Salpare, Salvare

Maria Elena De Toma
@Maria Elena De TomaScultura
- Anno opera: 2025
- Altezza cm: 50
- Larghezza cm: 50
- Profondità cm: 10
Descrizione
L’opera Salpare, Salvare è una riflessione sul tema delle migrazioni e del rapporto profondo tra l’uomo, il mare e il territorio. Composta da barchette realizzate con valve di cozze del litorale pugliese e rami raccolti sulla riva di Cozze, frazione di Mola di Bari, essa poggia su una coperta termica di emergenza, usata dal lato dorato, il lato caldo.
I gusci, scheggiati e fragili delle cozze, evocano imbarcazioni precarie ma anche culle simboliche, strumenti di viaggio e al contempo di protezione. Le cozze, elemento profondamente radicato nella tradizione barese, rappresentano nutrimento, cultura e identità territoriale, trasformandosi qui in metafora delle imbarcazioni migranti: fragili ma portatori di vita.
I rami, raccolti sulla riva della frazione di Cozze, a Mola di Bari, stanchi e consumati dal mare come i volti di chi attraversa il Mediterraneo, diventano alberi maestri di queste navi senza vela. Sono arbusti sballottati dalle onde, testimoni silenziosi di viaggi incerti, anime vegetali giunte a riva come esuli naturali. Senza vela, queste imbarcazioni restano in balia delle correnti, sospese tra speranza e abbandono.
La coperta, simbolo universale di soccorso e protezione, usata dal lato caldo, richiama l'accoglienza calorosa della terra pugliese, ma anche l’aspetto riflettente e increspato dell’acqua, che diventa qui immagine ambivalente di salvezza e pericolo. La sua superficie dorata ospita un piccolo arcipelago di imbarcazioni fragili: le cozze, elementi chiave della cultura e dell’identità locale, si trasformano in gusci-culla, evocando allo stesso tempo nutrimento e precarietà.
Le barchette, che oscillano in un pericoloso equilibrio, si dispongono in una spirale che conduce verso il centro: un movimento simbolico che rimanda al ciclo continuo del partire e del cercare rifugio. È il vortice delle rotte migratorie, fatto di partenze mai sicure e ritorni spesso impossibili. Come il mare, che a volte restituisce e a volte trattiene, anche questa spirale è memoria e destino, ripetizione e speranza, testimonianza del dramma e della dignità del viaggio umano.
Quest’opera interroga lo spettatore attraverso materiali poveri ma carichi di memoria e profondamente radicati nel territorio, componendo un paesaggio poetico in cui la memoria, l’identità e l’umanità si intrecciano. L’opera costruisce un racconto universale: quello del viaggio umano, della vulnerabilità e della resilienza. Un tributo silenzioso e commosso a chi attraversa il mare cercando rifugio, alla terra pugliese che accoglie e riscalda e un invito a riconoscere la responsabilità dell’accoglienza.
L’opera è di tipo installativo ed è composta di diversi materiali tra cui: gusci di cozze, rametti di legno e piante derivati dal mare, coperta termica d’emergenza, base in polistirolo.
Tecnica
installazione