Sanguis aurum

Maria Elena De Toma
@Maria Elena De TomaFotografia
- Anno opera: 2025
- Altezza cm: 50
- Larghezza cm: 70
Descrizione
Sanguis Aurum trae ispirazione dall’antica arte giapponese del kintsugi, una tecnica che consiste nel riparare oggetti in ceramica rotti — come piatti e ciotole — utilizzando polvere d’oro per valorizzarne le crepe. Questo gesto simbolico trasforma la frattura in una forma di bellezza nuova, restituendo dignità e valore a ciò che è stato danneggiato. Non si tratta solo di una riparazione materiale, ma di un atto di cura: l’oggetto non viene scartato, bensì rinasce, arricchito dalla propria storia e dalle proprie ferite.
Allo stesso modo, la figura femminile rappresentata in quest’opera attraversa un processo di guarigione. Le sue ferite non vengono nascoste, ma esibite con fierezza, come tracce visibili di resilienza. La donna si ricompone, si trasforma, e impreziosisce le proprie crepe con l’oro della consapevolezza e della rinascita, diventando una versione più forte e autentica di sé stessa.
Il piatto scelto come oggetto simbolico richiama il nutrimento e la cura, concetti culturalmente associati al femminile. Qui, il piatto rotto denuncia lo stereotipo che lega la donna esclusivamente a questi ruoli. Tuttavia, è proprio lei a ricomporlo secondo una nuova visione, arricchendolo e restituendogli significato.
I motivi floreali dipinti sulla ceramica raffigurano foglie di alloro e fiori di anemone, richiamando i miti di Apollo e Dafne, e di Mirra e Adone. Entrambe le narrazioni esplorano il tema della metamorfosi: la donna come generatrice di vita, anche attraverso il dolore, che si trasforma in albero o genera esistenza tramite le lacrime.
Infine, la scelta dei dipinti blu su ceramica rimanda alla tradizione della porcellana cinese, nota per il suo valore artistico ed economico, ma anche per la sua delicatezza. Un parallelo perfetto con la condizione umana: preziosa, fragile, e in costante trasformazione.
Tecnica