Senza Titolo (da MYR)

Chiara Francesca Rizzuti
@Chiara Francesca RizzutiFotografia
- Edizione: 2025
- Anno opera: 2025
- Altezza cm: 25
- Larghezza cm: 25
- Profondità cm: 6
Descrizione
MYR significa molte cose: in astronomia è l’abbreviazione di milioni di anni, nelle lingue slave indica il sostantivo “pace”. Oltre a ciò, è il progetto di supporto psichedelico di Eta. Eta vive a Utrecht e fornisce supporto a chi intende intraprendere esperienze psichedeliche attraverso sostanze psicoattive, come la psilocibina, sostanza legale nei Paesi Bassi, contenuta in alcuni tipi di tartufi e funghi. Quando ho incontrato Eta, non sapevo nulla di psichedelia ed ero solo molto curiosa perché non ero così familiare con le sostanze psicotrope. Durante il mio viaggio attraverso queste piante, funghi, argomenti e teorie di persone che sostengono la psichedelia, ho scoperto di attraversare una profonda depressione che perdurava da anni e che avevo ampiamente trascurato. La psichedelia ha salvato la mia vita perché è diventata rapidamente un forte valore personale e una speranza verso il futuro globale. Oggi riprendiamo a parlare di sostanze psicoattive, recuperando quegli studi sul potenziale delle sostanze enteogene, bruscamente interrotti dalle richieste più reazionarie della società borghese negli anni ‘60 e ‘70. Da un punto di vista antropologico, come spieghiamo questa promettente risposta delle sostanze psichedeliche alle condizioni mentali e al benessere generale dello stato psicofisico ed emotivo dell’individuo? Il nostro corpo, il primo strumento che abbiamo, può essere in qualche modo riprogrammato dall’esperienza psichedelica? Questa è una nuova forma di guarigione personale? E come integrare l’esperienza psichedelica nella pratica quotidiana? Le sostanze psichedeliche possono offrirci un nuovo modo di essere e di stare al mondo? La cura psichedelica può essere uno strumento potente e un valore per creare una nuova forma di società equa e giusta? Questo lavoro, oltre alla componente visuale, si costituisce di una componente etnografica di ricerca antropologica, costituita da interviste, fieldwork, report e analisi dei dati.
Da questo lavoro viene quindi presentata l'opera qui condivisa: un'impronta sporale del fungo, manipolata digitalmente e invertita nei colori, inserita all'interno di un lightbox. In questo senso, per la corretta visione viene richiesta la collaborazione di chi fruisce l'opera, invitando la persona a far sì che l'immagine venga impressa nella propria retina, tramite un processo di visione attento di circa 10/15 secondi. È all'interno di questo spazio, intimo e impalpabile, che viene ricreata l'immagine dell'impronta sporale. In un processo di creazione che avviene individualmente e nello spazio della propria visione. Uno sguardo reciproco tra l'impronta sporale, che richiama un'iride e invita ad una visione e ad uno sforzo oltre il reale (cosa sia poi il reale, gli psichedelici ci invitano a sviluppare dubbi e domande) e chi guarda che ricrea l'opera chiudendo gli occhi, rimanendo in uno spazio intimo e personale. La foto di descrizione è stata realizzata durante l'allestimento per INSIGHT Foto Festival a Varese.Tecnica