Tre inutili pedaggi

Descrizione
Ogni reperto, quando ancora riposa sotto terra, custodisce in sé una visibilità in potenza, che attende lo sguardo dell’archeologo per essere riattivata; dopo una pausa visiva sospesa nei secoli, il reperto riappare quindi come immagine, portavoce di un’antica umanità di sguardi.
Quest’immagine del reperto è altresì un’immagine del tempo nella sua inscindibile aderenza mimetica all’oggetto, un’immagine che si presenta solo nel momento in cui si ripresenta allo sguardo, o meglio che deve la sua esistenza proprio all’incontro dell’oggetto umano con l’umano sguardo. L’attimo di quest’incontro concede alla visione umana una fugace esperienza dell’eterno, l’accesso a una dimensione temporale privilegiata in cui l’occhio dell’archeologo e la forma del reperto sono ugualmente antichi e improvvisamente presenti.
La scoperta archeologica è quindi sempre una riscoperta, una restituzione del reperto alla memoria umana ancestrale, dove impercettibilmente si deposita l’impronta di una visibilità archetipica.
Tecnica
Olio su tela