Un passo (le ossa come il grano)

L’opera rappresenta un piede troncato sopra la caviglia, e una spiga di grano che gli si erge davanti; l’immagine vuole evocare un momento della storia dell’umanità nel quale né il nutrimento né la vita erano scontati. Il piede, ancora saldo sulla propria pianta, come se qualcuno vi si stesse appoggiando per camminare o stare in piedi, è un’allegoria della spinta biologica che ci porta a connetterci con la terra per sfruttarne le risorse, da accumulare e raffinare per strutturare il nostro benessere – processi inevitabili, le cui estreme conseguenze gettano sulla nostra specie l’ombra di un destino ignoto, che non ci impedisce però di continuare a praticarli pur di vivere nel presente. Proprio come un piede che, anche se già privo di un corpo da condurre, continua a puntare verso ciò che lo nutriva: quel grano selvatico che, addomesticato, ha sancito il passaggio all’agricoltura estensiva, tassello fondamentale per lo sviluppo della moderna economia e del nostro progresso. Il dipinto si configura così come una metafora della condizione umana, il cui cammino verso il miglioramento continuo porta comunque inesorabilmente verso morte certa.