Visioni Diacroniche

Francesco Stabile
@Francesco StabileScultura
- Anno opera: 2023-2024
- Altezza cm: 200
- Larghezza cm: 200
- Profondità cm: 200
Descrizione
Il progetto è il risultato di un lungo processo di indagine, sperimentazione e lavoro ininterrotto.
Tutto è nato da un’esigenza di creare un ambiente ampio e profondo che potesse conferire un senso di immersività visiva ed emotiva, attraverso la realizzazione di un grande dipinto ed una scultura in primo piano di uguali dimensioni.
Svariate sono le soluzioni e le idee, continuamente rielaborate in un taccuino pieno di schizzi e annotazioni, passando anche da piccoli bozzetti e collage sia cartacei, ma anche virtuali, rielaborando delle mie fotografie raffiguranti dei cieli in condizioni meteorologiche diverse con le quali sono arrivato a strutturare l’immagine trasposta poi pittoricamente. Le sperimentazioni sono poi proseguite per la realizzazione tecnica della scultura: dalla scelta dei materiali, a come strutturarne l’ossatura, ai vari rivestimenti, alla pigmentazione ed alla suddivisione di entrambi gli elaborati per poi ricomporli nello spazio espositivo. Sorge una contraddizione insita nei materiali che ho utilizzato, ovvero quella di essere per la maggior parte artificiali e sintetici, per un racconto poetico che ha come riferimento anche il paesaggio naturale.
In merito all’aspetto contenutistico, Il progetto vuole essere una sintesi simbolica attraverso il dialogo dell’elemento pittorico con quello scultoreo sull’azione del cosiddetto “tempo profondo” proprio delle ere geologiche che si lega a quella del tempo accelerato dell’azione umana. La commistione di cieli che si fondono, sigillati nella loro immobilità materiale, entrano in relazione con un rudere. Tuttavia questo rudere viene svuotato di qualsiasi codificazione di tipo narrativo e si apre ad interpretazioni molteplici: può essere considerato come una rovina di un tempio antico, può essere un pilastro di un grattacielo collassato per un disastro ambientale o terroristico; può anche intendersi come un’insieme di macerie causate da un bombardamento; un contenitore di distruzione oppure una ferita che assume le sembianze di travi conficcate nel terreno scomposto. Questi sono tutti scenari possibili e che raccontano storie diverse, avvenute realmente e che in un modo o nell’altro non tarderanno ad avverarsi effettivamente. Il peso che si può percepire è volutamente ricercato, ma risulta al tempo stesso velato da un senso di armonia espresso dal trattamento dettagliato dei due elaborati. Questo aspetto potrebbe configurarsi come una metafora del nostro “disvedere” ciò che temiamo possa accadere o che possa riguardarci in prima persona. Per quanto concerne il dipinto viene raffigurato un paesaggio naturale, apparentemente incontaminato, quindi privo di elementi che possono essere riconducibili all’azione umana. Quello che però avviene è una forma di stravolgimento che ci allontana dalla fisiologia del dato naturale in sé, approdando in una dimensione surreale, dove la commistione di moti e delle diverse tonalità appaiono sigillate e sospese. Per concludere, questa visione è da intendere come una riflessione sul tempo, il quale non viene inteso in maniera lineare e forse nemmeno circolare poiché tutto pare avvolto in una dimensione di innaturale sospensione. Nella sfera temporale qui proposta, condizioni e azioni diverse avvengono nello stesso momento, non esiste più un cambiamento graduale, tutto accade nel qui e ora e si configura come una stasi dello stesso moto entropico.
Tecnica
Olio su poliestirene, polistirolo, gesso e pigmenti naturali